Le nuove tecnologie vengono in aiuto ai bambini autistici e alle loro famiglie
Dei sensori miniaturizzati e non invasivi che consentono di controllare a
distanza parametri comportamentali e fisiologici del bambino come
postura, movimento e frequenza cardiaca e poi la possibilità di eseguire
la riabilitazione via tablet, con i genitori che comodamente a casa
possono guidare i piccoli nell'esecuzione corretta degli esercizi sotto
gli occhi vigili di una terapista, pronta dall'altra parte dello
schermo a dare consigli e a segnalare in anticipo eventuali situazioni
di rischio. Le nuove tecnologie vengono in aiuto ai bambini autistici e
alle loro famiglie in Sicilia, con il progetto «Prima Pietra».
Realizzato dall'Istituto di fisiologia clinica del Cnr (Consiglio
nazionale delle ricerche) di Pisa in collaborazione con l'Ircss
Fondazione Stella Maris e l'azienda ospedaliera universitaria «Martino»
di Messina e con il patrocinio della Regione, il progetto coinvolge da
circa un anno nel capoluogo di provincia siciliano 17 bambini presi in
carico per la riabilitazione. «I piccoli sperimentano esercizi e giochi
nel proprio contesto familiare, quello in cui si sentono maggiormente a
loro agio, e i genitori sono agevolati perchè non devono spostarsi tutti
i giorni», spiega Giovanni Pioggia dell'Istituto di fisiologia clinica
del Cnr. «Ci siamo dovuti fermare a 17 bambini - prosegue Pioggia -
perchè mancano i terapisti, che però ci stiamo occupando di formare. In
più, grazie all'attenzione dell'assessorato alla Salute della Regione
Sicilia che ha preso a cuore il progetto, saremo in grado in futuro di
gestire 88 bambini l'anno a Messina e altri 88 a Palermo. Il modello in
ogni caso è esportabile dappertutto». Ma le nuove tecnologie, per di più
made in Italy, sono al servizio dell'autismo anche in altri modi: da
un'idea della Finger Talks di Milano arriva infatti un altro supporto
per migliorare la comunicazione di genitori e terapisti con i bambini
autistici: si chiama «Immaginario» ed è una «app» per IPhone e IPad che
aiuta a portare sempre con se le parole della «comunicazione visiva», a
rendere le frasi di facile comprensione trasformandole in una sequenza
di simboli e a creare un'agenda delle attività da svolgere.
La app che aiuta i bambini autistici
a comunicare attraverso le immagini
«Immaginario», app italiana per genitori, educatori e terapisti. Un progetto innovativo per un settore in crescita
COME FUNZIONA - Prima app italiana studiata appositamente per le necessità giornaliere di comunicazione dell’adulto che interagisce con la persona con autismo, Immaginario non è destinata all’uso autonomo del bambino ma al genitore, all’educatore o al terapista verso la persona con disabilità, per sostenere la sua comprensione attraverso le immagini e aiutarla a rimanere in contatto col mondo. Immaginario cerca di ovviare al fatto che il bambino autistico spesso non mostra interesse per la comunicazione verbale, né ne coglie il contenuto. Ma ciò che più colpisce positivamente nella proposta di questa app è il vantaggio "di cura" consentito dall’associazione virtuosa tra le potenzialità della tecnologia portatile e le competenze delle logopediste, educatrici e neuropsichiatre che hanno partecipato alla sua realizzazione. Strutturata con 4 sezioni ("Immagini", "Frasi", "Agenda" e "Parole mie") predisposte perché il genitore o l’operatore abbiano un accesso intuitivo e veloce alle funzionalità, Immaginario si presenta con una grafica allegra e attraente anche per i più piccoli. In particolare - prosegue Anna Lequio - «permette di portare sempre con sé le "carte" che associano immagine e concetto da mostrare al bambino - cioè le "parole" della comunicazione visiva -, ricercarle facilmente e costruire frasi e agenda in modo efficace e veloce». Il dizionario della comunicazione visiva si trova nella sezione "Immagini", con oltre 1.200 simboli di uso quotidiano catalogati per categorie semantiche (casa, scuola...), ed è personalizzabile, con la creazione di nuove carte che associano immagine, testo e nuove registrazioni audio. Alla sezione "Frasi" compete la traduzione simultanea: dal messaggio scritto dell’adulto alla sequenza di simboli che il bambino o la persona con disabilità cognitiva può afferrare. L'"Agenda" invece pianifica visivamente il tempo delle attività giornaliere (mattino, pomeriggio, sera) o settimanale, offrendo alcune forme di interazione che coinvolgono il bambino. Parole mie è infine il luogo per archiviare e visualizzare le "proprie frasi ricorrenti", consentendo così di preservare intatti gli strumenti della comunicazione consolidata.
IDEE E TECNOLOGIA ITALIANA - Disponibile dal 5 marzo sull’App Store in versione completa (a 14,99 euro) e Lite (gratuita), Immaginario nasce a Milano nell’ambito del progetto "Finger Talks", marchio per applicazioni mirate alla didattica per i disturbi specifici dell’apprendimento. Questa app, come altre simili, ha il merito di aver messo in contatto competenze professionali e mondi differenti (esperti di marketing e business, psicoterapeuti, educatori, associazioni di volontariato, sviluppatori software) in tutte le fasi di realizzazione, e di attivare in Italia processi economici e di conoscenza positivi nell’ambito di un settore in pieno boom globale. «In ambito anglosassone - conclude la dottoressa Lequio - c’è un mercato già vivo e in crescita: in iTunes c’è una apposita sezione dedicata alla "Special Education" con diverse app per la comunicazione per immagini (che hanno spesso un costo molto elevato). Apple ha lanciato il nuovo sistema operativo iOs 6 puntando anche sulle nuove caratteristiche di "accessibility" di ausilio a diverse forme di disabilità. Per quanto riguarda l’Italia, sicuramente c’è un interesse crescente ma, per quel che conosciamo, le app non sono ancora entrate nella pratica del trattamento socio-sanitario. Il pericolo è sempre quello di farsi prendere dall’entusiasmo nelle possibilità apparentemente illimitate delle nuove tecnologie, che induce a pensare che qualsiasi proposta possa avere una funzione e un valore terapeutico». Un pericolo che Immaginario ha allontanato attraverso una lunga fase di studio e di test che hanno interessato bambini, genitori, educatori e psicologi.
Fonte: Corrado Fontana
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