domenica 27 ottobre 2013

La crisi peggiora la salute dei giovani

(ANSA) - ROMA, 26 OTT - La crisi fa male anche alla salute dei giovani: in 5 anni e' complessivamente peggiorata, con un aumento del 10% dei malati cronici. Sono 12 milioni infatti gli italiani, in maggioranza over 55, che convivono con due o più malattie croniche ma ora è "allarme giovani". L'11% tra i 25 e i 40 anni e il 30% tra i 40 e i 55 , soffre già di almeno due patologie croniche e autoimmuni. Colpa soprattutto della crisi economica che compromette la possibilità di stili di vita adeguati e rende più fragile il sistema immunitario. In tutto sono due milioni, il 10% in piu' rispetto a cinque anni fa.







La colpa, spiegano i medici internisti riuniti per il 114° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), a Roma dal 26 al 28 ottobre, è soprattutto della crisi economica, che non consente agli italiani uno stile di vita adeguato, fatto di alimentazione sana, movimento, prevenzione attraverso check-up regolari, e li espone così a una probabilità due volte e mezzo più alta di sviluppare malattie croniche come diabete ipertensione, bronchiti che vanno ad aggiungersi a quelle autoimmuni come le sindromi metaboliche, le patologie reumatologiche, epatologiche e intestinali sempre più diffuse. I pazienti con piu' di una una multi-morbilità vanno affrontati in modo globale per non rischiare l'eccesso di terapie: oggi 5 milioni di under 55 prendono in media 4-5 farmaci al giorno e il 20% è esposto al rischio di trattamenti inappropriati per la mancanza di una "guida" che individui la patologia principale e adotti un piano terapeutico efficace e adeguato. È questo il compito degli internisti, i medici "della complessità" che dovrebbero visitare i pazienti con due o più patologie almeno una volta all'anno. I "Doctor House" italiani sono oltre 11mila e gestiscono 39mila posti letto, per un totale di oltre 1,2 milioni di ricoveri l'anno.

"Nei giovani adulti stili di vita inadeguati, fatti di diete poco equilibrate e sane, di sedentarietà e cattive abitudini come il fumo o l'alcol, contribuiscono a provocare un sempre maggior numero di casi di patologie metaboliche, cardiovascolari, respiratorie che vanno dall'ipertensione al diabete, alla bronchite cronica - spiega Gino Roberto Corazza, presidente SIMI - La crisi economica oggi rende più fragile la popolazione anche nelle fasce più giovani, perché compromette la possibilità di compiere scelte di salute: per molti è diventato difficile, oltre che acquistare cibi sani o permettersi un abbonamento in palestra, perfino prendere l'auto per andare a correre al parco o fare analisi di routine''.

"Oggi gli under 55 prendono in media 4 o 5 farmaci al giorno e un paziente su cinque è esposto al rischio di trattamenti inappropriati per la mancanza di una 'guida' che individui una patologia principale e adotti un piano terapeutico efficace'' commenta Alessandro Nobili, responsabile del Laboratorio di valutazione della qualità delle cure dell'Istituto Mario Negri di Milano. (ANSA).

Il "Gene" della Fame



L'abitudine a mangiare di continuo? Potrebbe essere tutta colpa di un "gene della fame" che fa aumentare l'appetito e rallenta il metabolismo. A identificarlo gli studiosi della Cambridge University, nel Regno Unito, che ne hanno descritto il funzionamento in uno studio pubblicato sulla rivista Cell. Studiando 2101 persone gli scienziati hanno scoperto che coloro che avevano una particolare mutazione di un gene chiamato KSR2, erano più affamati e bruciavano un numero inferiore di calorie rispetto a coloro che avevano una variante normale dello stesso gene.

"Un'alimentazione migliore e l'attività fisica aiutano a tenere sotto controllo il peso - evidenzia il professor Sadaf Farooqi, che ha condotto la ricerca - tuttavia alcune persone non ci riescono, continuano a ingrassare, e il nostro studio dimostra che questo e' dovuto in parte a fattori genetici".

Una possibile cura per questo tipo di problemi potrebbe venire in futuro dalla metformina, un principio attivo utilizzato per la cura del diabete, perché come gli studiosi hanno evidenziato riduce l'ossidazione degli acidi grassi nelle cellule con la mutazione del gene KRS2.

mercoledì 23 ottobre 2013

Pulizia del cervello durante il sonno

Secondo una nuova ricerca, dormire servirebbe al cervello per effettuare "grandi pulizie". Per eliminare le scorie del metabolismo cellulare, infatti, il cervello non può usare il sistema linfatico come il resto del corpo,  perché è  isolato dalla barriera ematoencefalica. Il sistema alternativo a cui ricorrre - detto glinfatico - consuma però una tale quantità di energia da impedirgli di alimentare contemporaneamente anche lo stato cosciente

Permettere la ripulitura del cervello da scorie potenzialmente neurotossiche. Sarebbe questa la ragione per cui si è evoluto il sonno, secondo una ricerca condotta presso il Centro di neuromedicina dell'Università di Rochester diretto da Maiken Nedergaard, ora pubblicata su “Science”.

Tutti noi abbiamo bisogno di un adeguato numero di ore di sonno per “funzionare” bene il giorno successivo e mantenerci in salute. Tuttavia, le ragioni per cui dormiamo non sono state chiarite a fondo. Risultati recenti hanno dimostrato che il sonno aiuta a memorizzare e consolidare i ricordi, e a elaborare migliori schemi comportamentali. Per quanto importantissima, questa funzione non sarebbe in grado però di spiegare l'evoluzione del sonno: i soli benefici che essa comporta non sembrano infatti sufficienti a compensare il rischio legato alla vulnerabilità in cui ci si trova dormendo, né a spiegare adegiatamente i gravissimi sintomi che si manifestano in chi viene privato a lungo del sonno.

Per cercare di capire quale possa essere la funzione di base del sonno, nel nuovo studio i ricercatori hanno esaminato il cervello di un gruppo di topi - il cui sistema nervoso centrale è molto simile a quello degli esseri umani – alla luce di una recente scoperta fatta da Nedergaard e colleghi sul sistema di smaltimento dei rifiuti metabolici cerebrali.

La tempestiva rimozione di questi rifiuti è essenziale per evitare l'accumulo incontrollato di proteine tossiche, un fenomeno che si riscontra pressoché in tutte le patologie neurodegenerative. Tuttavia, nel cervello la rimozione delle scorie cellulari potenzialmente tossiche non è garantita dal sistema linfatico come nel resto dell'organismo, a causa della barriera ematoencefalica, che controlla strettamente ciò che entra ed esce dal cervello.

Lo scorso anno il gruppo di ricerca di Nedergaard aveva scoperto l'esistenza a livello cerebrale di un nuovo sistema che si comporta in modo molto simile a quello linfatico, controllando il flusso del liquido cerebrospinale attraverso l'azione delle cellule gliali (per questo, il sistema è stato battezzato "glinfatico").

Le grandi pulizie cerebrali avvengono nel sonno
Confronto fra la circolazione interstiziale del fluido cerebrospinale in un topo sveglio e in uno che dorme. (Cortesia V. Altounian/Science/AAAS)
L'ipotesi avanzata dai ricercatori era che durante il sonno il sistema glinfatico fosse più attivo. Grazie a nuove, sofisticate tecnologie di imaging, come la microscopia a due fotoni, i ricercatori hanno potuto osservare i moti del fluido cerebrospinale in vivo confermando che il sistema glinfatico è quasi dieci volte più attivo durante il sonno, e che mentre si dorme viene rimossa una quantità di proteina beta ammiloide significativamente più elevata di quanto avvenga da svegli.

Ma non solo: hanno scoperto che questo meccanismo di smaltimento dei rifiuti è estremamente energivoro: "Il cervello ha a propria disposizione solo una quantità limitata di energia; e a quanto pare si trova costretto a scegliere tra due diversi stati funzionali: essere sveglio e cosciente, o addormentato e dedito alle pulizie”, ha detto Nedergaard.

Un'altra sorprendente scoperta fatta nel corso della ricerca è che durante il sonno il flusso del liquido cerebrospinale negli spazi interstiziali del cervello aumenta del 60 per cento, come se le sue cellule in qualche modo si “stringessero” per permettere un lavaggio più efficace del tessuto cerebrale.


Fonte: lescienze.it


martedì 22 ottobre 2013

E il nobel 2013 per la medicina

l premio Nobel 2013 per la Medicina, il primo della serie a essere annunciato, è stato assegnato a due studiosi americani, James Rothman e Randy Schekman, nonchè al tedesco Thomas Sudhof per, si legge nella motivazione, le loro scoperte sulle modalità di "controllo estremamente preciso" con cui le cellule organizzano il sistema di "trasporto e distribuzione del proprio carico". I tre scienziati si suddivideranno una ricompensa da 8 milioni di corone svedesi, pari a oltre 918.000 euro.

Hanno scoperto il meccanismo con cui le cellule organizzano le loro attività all'interno e comunicano con l'ambiente che le circondano: tutto grazie ad un sistema vescicolare con cui molecole e proteine possono essere spostate da un compartimento all'altro della cellula, ad esempio per avere ulteriori complessazioni o per essere portate sulla membrana cellulare, oppure per liberare verso l'esterno sostanze e comunicare con le altre cellule come avviene con il rilascio dei neurotrasmettitori tra le cellule nervose nelle sinapsi.

È d'accordo sulla tripla assegnazione del premio Edoardo Boncinelli, genetista all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, secondo cui gli studi dei tre Nobel "rappresentano le fondamenta per chiarire i meccanismi cruciali nel funzionamento delle cellule e per contrastare un gran numero di patologie, come la fibrosi cistica e molte malattie del sistema nervoso". Boncinelli paragona l'importanza delle scoperte dei tre scienziati ai semafori in città: sono cioè fondamentali. Giuseppe Novelli, genetista e neo rettore dell'Università Tor Vergata di Roma, sottolinea che "è sulla base degli studi condotti da Schekman, Südhof e Rothman che oggi si poggiano le ricerche su alcune patologie come l'Alzheimer e il Parkinson, ma anche le ricerche che spiegano come nascono le emozioni".
Silvio Garattini, direttore dell'Irccs di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, sottolinea che il meccanismo di trasporto delle cellule è "fondamentale anche per capire il meccanismo d'azione di molti farmaci, e per scoprirne e svilupparne di nuovi, perché le vescicole-navicella possono anche diventare bersagli per lo sviluppo di nuove medicine".

Per questo Randy Wayne Schekman, James Rothman e Thomas Sudhof hanno vinto il Nobel per la Medicina. Randy Wayne Schekman (nato il 30 dicembre, 1948 ) è un biologo cellulare americano presso la Berkeley in California ex caporedattore della prestigiosa rivista Proceedings of National Academy of Sciences. I suoi studi di laboratorio si sono concentrati sulle descrizioni molecolari del processo di assemblaggio della membrana e del traffico vescicolare nelle cellule eucariotiche.
Nel 2002 ha ricevuto il premio Albert Lasker per la ricerca medica di base e il Louisa Gross Horwitz Prize della Columbia University insieme a James Rothman proprio per la loro scoperta del "traffico" della membrana cellulare, processo che le cellule usano per organizzare le loro attività e comunicare con il loro ambiente.

Nel 2013 è stato eletto membro straniero della Royal Society, con la seguente motivazione.
Thomas C. Sudhof (nato il 22 dicembre 1955 a Gottingen , Germania) è un biochimico noto per i sui studi sulla trasmissione sinaptica . Dal 1986, i suoi studi hanno chiarito molte delle principali proteine che mediano le funzioni presinaptiche. Il suo lavoro ha posto le basi per la nostra attuale comprensione scientifica del rilascio di neurotrasmettitore vescicola -mediata, e il suo lavoro continua concentra sulla specificità di sinaptogenesi e manutenzione sinaptica. Sudhof si trasferì negli Stati Uniti nel 1983, dove ha iniziato la formazione post-dottorato nel dipartimento di genetica molecolare presso l'Università del Texas Health Science Center a Dallas. Durante la sua borsa di studio post-dottorato, Sidhof lavorato per descrivere il ruolo del recettore LDL nel metabolismo del colesterolo, per cui Brown e Goldstein hanno ricevuto il Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 1985. Nel 2008, si trasferisce alla Stanford University ed è attualmente Professore presso la Scuola di Medicina e Professore di Fisiologia Cellulare e Molecolare, Psichiatria e Neurologia. James E. Rothman (nato nel 1947), infine, è professore di Scienze Biomediche dell'Università di Yale e presidente del Dipartimento di Biologia Cellulare presso l'Università di Yale Medical School. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Louisa Gross Horwitz presso la Columbia University e il Premio Lasker Albert per la ricerca medica di base. Rothman ha iniziato la sua carriera presso il Dipartimento di Biochimica dell'Università di Stanford nel 1978. Era alla Princeton University dal 1988 al 1991 prima di venire a New York per fondare il Dipartimento di Biochimica e Biofisica Cellulare al Memorial Sloan -Kettering Cancer Center, dove è stato anche vice presidente. Rothman è membro della National Academy of Sciences. .

I premi nobel


Medicina e fisiologia: i premi Nobel 2012Il premio Nobel per la medicina e la fisiologia del 2012 è stato attribuito a John B. Gurdon e Shinya Yamanaka per aver dimostrato con le loro ricerche la possibilità di riprogrammare cellule adulte in cellule staminali pluripotenti



L'Accademia di Stoccolma ha riconosciuto quest'anno il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia a John B. Gurdon e Shinya Yamanaka, per i loro"studi sulle cellule staminali che hanno aperto le porte ad applicazioni cliniche di enorme importanza."


John Gurdon © JOHN OVERTON/epa/Corbis
Il legame tra i due studiosi è quello che va dall'intuizione della nuova strada di ricerca e termina col suo perfezionamento.

Il biologo britannico John B. Gurdon è unanimemente riconosciuto come uno dei pionieri nella ricerca sulle staminali. Già nel 1962 scoprì, lavorando sulle rane, che la specializzazione delle cellule è un processo reversibile, cambiando uno dei dogmi della biologia dello sviluppo di allora. Egli riuscì a inserire il nucleo di una cellula intestinale matura in cellule uovo immature. La cellula così modificata diede poi origine a un girino.

Quarant'anni più tardi, Shinya Yamanaka, ha dimostrato in che modo cellule mature di topo possono essere riprogrammate per dare origine a cellule staminali immature. L'aspetto più sorprendente della ricerca, fu che bastò l'introduzione di soli pochi geni per riprogrammare le cellule mature in cellule staminali pluripotenti, in grado a loro volta di differenziarsi in tutte le cellule dell'organismo.

Inizialmente accolta con scetticismo, la scoperta di Gurdon dimostrò la sua validità e fu successivamente applicata e confermata nei mammiferi. Rimaneva solo una questione, cruciale tuttavia per le applicazioni cliniche: lo stesso processo di riprogrammazione poteva essere indotto in cellule intatte, cioè senza inserire il nucleo di un'altra cellula?

Che la risposta fosse affermativa si è scoperto solo nel 2006, grazie agli studi di Yamanaka, il quale, una volta individuati i geni in grado di mantenere le cellule staminali embrionali in vitro nel loro stato di pluripotenza, è riuscito a utilizzare quegli stessi geni per riprogrammare cellule mature e farle diventare pluripotenti.

Chi è John B. Gudron
La fortunata linea di ricerca di John Bertrand Gurdon, classe 1933, inizia nel 1958, quando, nell’ambito del PhD in zoologia presso l’Università di Oxford, nel Regno Unito, riesce a trapiantare il nucleo di una cellula somatica di rana del genere Xenopus, sulla falsariga di un analogo lavoro di Robert Briggs di sei anni prima con cellule di blastula. Negli anni successivi, le ricerche vennero perfezionate fino al risultato del 1962, pubblicato sul “Journal of embryology and experimental morphology”. La discussione generata dal risultato porta, tra l’altro, alla prima utilizzazione nota del termine “clone”, rimasta in voga da allora in campo biomedico.

Fino al 1971 rimane a lavorare a Oxford, dove sviluppa la tecnica di microiniezione di molecole di RNA messaggero, largamente utilizzata negli anni successivi, in ovociti di Xenopus al fine di identificare le proteine codificate e la loro funzione. Successivamente si trasferisce all’Università di Cambridge, prima al Dipartimento di Biologia molecolare poi, a partire dal 1983, a quello di Zoologia. Negli ultimi due decenni, le sue ricerche si sono focalizzate sui fattori di segnalazione intercellulare che portano alla differenziazione delle cellule e sulla riprogrammazione dei nuclei trapiantati, tra cui la demetilazione del DNA.

Nella sua lunga carriera, Gurdon ha fatto parte di numerosi istituti di ricerca, tra cui il Wellcome/CRC Institute for Cell Biology and Cancer, di cui è stato direttore fino al 2001, ed è stato membro del Nuffield Council on Bioethics, tra il 1991 e il 1995, nonché del Magdalene College di Cambridge, tra il 1995 e il 2002. In suo onore, l’Istituto di Biologia cellulare del Wellcome Trust/Cancer Research è stato ribattezzato Gurdon Intitute nel 2004. Nel 2009 è stato insignito del Premio Albert Lasker for Basic Medical Research.

Chi è Shinya Yamanaka
Nato nel 1962, Shinya Yamanaka ha dedicato la sua carriera alla ricerca sulle cellule staminali adulte. Laureatosi in medicina all’Università di Kobe e conseguito il PhD all’Università di Osaka, ha condotto i suoi studi e insegnato in numerosi istituti e università giapponesi e non: Gladstone Institute of Cardiovascular Disease dell’Università della Californa a San Francisco (1993-1995), Università di Osaka (1996-1999), Nara Institute of Science and Technology (199-2003) Institute for Frontier Medical Sciences (2004-2010). Attualmente è direttore del Center for iPS Cell Research and Application dell’Università di Kyoto.

Nel 2006 è avvenuta la pubblicazione del risultato che gli è valso la fama scientifica, oltre al Premio Nobel appena attribuito: la generazione di cellule staminali pluripotenti a partire da fibroblasti adulti di topo. Nel 2007, l’ulteriore, fondamentale progresso, con la replicazione del risultato con fibroblasti adulti umani.


martedì 15 ottobre 2013

Comprendere l'Ansia

Da uno studio della dott.ssa Tina Calbi







ANSIA

L’ansia non è solo un limite o un disturbo, ma riconosciuta e analizzata può diventare uno strumento di analisi di se stessi ed essere UTILIZZATA come una RISORSA.

Almeno un terzo della popolazione mondiale ha avuto o potrà avere un disturbo d’ansia nel corso della propria vita.

Questo perché l’ansia è una condizione FISIOLOGICA, utile in molti momenti della vita.
E’ UTILE a proteggerci dai rischi, a mantenere lo stato di allerta, a migliorare le prestazioni.

L’ansia BUONA, fisiologica e funzionale rappresenta una sollecitazione che ci muove e ci fa selezionare gli stimoli con maggiore attenzione.

In realtà non potremmo vivere senza ansia e senza di essa molte emozioni sarebbero più sbiadite, meno intense e suggestive. Pensiamo ad un incontro con una persona che ci attrea e ci interessa e al corollario di emozioni che accompagna questo evento…

L’ansia può essere quindi uno STRUMENTO o un LIMITE a seconda dell’USO che ne facciamo o del modo in cui la viviamo.
L' ansia è una risposta sostanzialmente fisiologica ad una sollecitazione interna o esterna che il cervello riceve.
La percezione che normalmente si ha dell'ansia è, nel linguaggio comune, di qualcosa di fastidioso, che procura disagio o addirittura sofferenza nell'individuo.

Ogni giorno almeno dieci persone ci rispondono alla fatidica domanda "Come stai?" con una risposta che ci fa capire che sono ansiosi.
"Sto correndo per non perdere l'autobus" ,
"Ho un appuntamento tra dieci minuti" ,
"Voglio arrivare in tempo per federe la partita" ,
"Scusa, ma mi chiudono i negozi" , oppure
"Domani ho un esame, chissà…" .

Tutti questi nostri amici e noi stessi sappiamo che per realizzare tutte quelle cose abbiamo assolutamente bisogno di una spinta, di una sollecitazione che ci muove e ci fa selezionare gli stimoli con attenzione.

In realtà non potremmo vivere senza ansia: immaginiamoci ad attraversare la strada, ad aprire una porta in risposta al campanello, a prepararci per un esame.

Senza l'ansia tutti questi comportamenti non potrebbero prevedere la capacità d'adattamento per rispondere ad uno stimolo che compare,talvolta d'improvviso a modificare i nostri equilibri, mentre altre volte lo conosciamo in anticipo e dobbiamo solo organizzarci.

Esiste quindi una condizione connaturata con l'individuo, fatta di attese, di preparazione, di sforzo, che fornisce una risposta a ciò che internamente o esternamente ci sollecita.
L'ansia nasce quindi anche dai ricordi o dalle emozioni, dalla elaborazione di quello che ci è successo in passato o che potrà accaderci in futuro.

E poi c'è quella forma di ansia del tutto sconosciuta e maldestra, che proviene dall'inconscio, che non sappiamo razionalizzare e che ci attanaglia perché sfugge ad ogni identificazione.
Paradossalmente questa condizione di tensione è quella che corrisponde all'equilibrio.
Non potremmo vivere senza questa situazione squilibrata di equilibrio.
Eppure il più delle volte non ce ne rendiamo conto:
ci aspetteremmo che il benessere venga dall'assenza di stimoli, mentre questa condizione ideale corrisponde solo alla "non esistenza" .

Il sonno stesso, ritenuto come una condizione di allontanamento dagli stimoli esterni, è invece un immenso crocevia di sollecitazioni inconsce e di elaborazioni necessarie per la vita della nostra esistenza.

Bisogna quindi effettuare una sostanziale divisione tra ansia fisiologica o normale e ansia patologica.
L'elemento che li distingue è la percezione che noi riceviamo dal cervello e dal corpo che lo stato di attesa è solo un punto di passaggio, un ponte capace di farci nuovamente reagire, che ci rende pronti ad una sollecitazione che ci stimola.

La differenza fondamentale tra la normalità e la malattia dell'ansia consiste quindi nella percezione di disagio che proviamo quando siamo di fronte alla tensione, alla preoccupazione, al malessere che sentiamo in assenza di stimoli esterni o interni.

È ansia quindi il sentirci pronti a reagire anche quando non avremmo motivo o bisogno di essere reattivi, quando siamo pronti a scattare e nulla ci allarma, quando proviamo una serie di segni fisici o psicologici anche se potremmo sentirci tranquilli e rilassati. E quando tutto ciò agisce dolorosamente sia su di noi che su quelli che a noi stanno vicini.

Negli ultimi 30 anni si è potuto verificare come almeno un terzo della popolazione mondiale ha avuto o potrà avere un disturbo d'ansia nella loro vita:si è sempre pensato che i traumi psicologici potessero essere all'origine dei disturbi d'ansia mentre ora sappiamo con certezza che , nella maggior parte dei casi l'origine dell'ansia va addebitata sostanzialmente ad un disturbo, ad una malattia del cervello.

Quest'impostazione non esclude la componente psicologica, né quella ambientale, sociale o educativa.

Andiamo incontro ad un'integrazione, in cui dovremo accettare che anche i disturbi psicologici, come quelli fisici sono il risultato di una d'integrazione tra il nostro corpo e la nostra mente.

L'ansia è dunque il crocevia tra come siamo fatti e come il mondo estremo interagisce con noi.
Il risultato è che non potremo mai sperare di vivere senza ansia per quanto le regole impegnative del mondo ci impongono degli adattamenti a cui tentiamo di opporre una resistenza: è proprio il risultato di questo sforzo che caratterizza il rischio di soffrire per l'ansia.

Il GAD (DISTRUBO D'ANSIA GENERALIZZATA)è caratterizzato da un costante, e peraltro ingiustificato, senso di preoccupazione verso qualsiasi evento che raggiunge una tale gravità da causare una sintomatologia che persiste per almeno sei mesi.

I sintomi che possono comparire in questa patologia sono:

costante inquietudine: i soggetti temono il peggio e non possono controllare il loro stato d'ansia e di apprensione
dolori muscolari aumento dello stato di vigilanza
insonnia
difficoltà di concentrazione
sudorazione, tachicardia, vertigini, diarrea, ecc
cefalea

Questo disturbo può compromettere la qualità di vita delle persone che ne sono affette poiché esse vivono in uno stato di tensione continua:
si preoccupano non solo per gli eventi quotidiani della vita, per lo stress a cui sono sottoposti ma per qualsiasi cosa: i familiari, la salute, la situazione economica, il lavoro, il mondo che li circonda.


Un senso di ansia, a volte vago, altre greve, accompagna immancabilmente questi soggetti.
Sono irrequieti, tesi, hanno difficoltà a concentrarsi, per quanto stanchi non riescono a sedersi, non riescono a riposare.

La naturale conseguenza è un progressivo isolamento, prima dagli amici, poi dal lavoro, riducendo al minimo le proprie attività.

Alcuni sviluppano un episodio di depressione maggiore per cui si rivolgono allo specialista, altri, preoccupati per la loro salute, iniziano iter diagnostici e terapeutici dispendiosi e del tutto inutili Se non riconosciuto e curato, il disturbo d'ansia generalizzato può protrarsi per molti anni riacutizzandosi nei momenti di maggiore stress. 


















Chiunque puo' rivolgersi a noi per ricevere assistenza per se o per i propri familiari.
Offriamo, infatti, interventi personalizzati di assistenza e collaborazione domestica, tra cui:

Visite specialistiche
Assistenza familiare (badanti)
 Baby Sitter
Pulizie domestiche e aziendali
Accompagnamento visite mediche
Trasporto infermi
Corsi di Formazione
Ecc..

Progetto Famiglia con il suo team di esperti, ascolta il bisogno della famiglia e costruisce con lei il servizio piu' adeguato alle sue esigenze.

Dalla cura dell'anziano o disabile con personale qualificato, alla realizzazione di percorsi di sostegno psico-sociale e di integrazione con i servizi del territorio.

Ma non solo: organizziamo percorsi di tutoraggio e formazione per assistenti familiari (badanti) con l'obiettivo di fornire loro conoscenze di base sulle metodologie e le abilita' per svolgere al meglio le mansioni di cura e assistenza a persone anziane o disabili.




Filiale di Chiavari

Da oggi è ufficialmente operativa la filiale di S. Salvatore (GE), opererà nei comuni di : CHIAVARI, SESTRI L., RAPALLO, S. MARGHERITA, PORTOFINO e dintorni.
Per contattarli: tel. 347/9939364




     
 
 
Chiavari



Progetto Famiglia
San Salvatore di Cogorno (GE)
Corso Risorgimento, 262

Email: chiavari@progettofamiglianetwork.it


 

Centro Progetto Famiglia di CHIAVARI (GE)
Resp. Sig. De Santis Gennaro

Il centro assistenza domiciliare di Chiavari offre servizi socio-assistenziali e sanitari ad Anziani, Malati e Disabili a Chiavari e su tutti i comuni della zona.
Il Centro organizza nel piu' breve tempo possibile interventi di assistenza domiciliare per anziani, malati e disabili che necessitano di un aiuto o di un supporto al domicilio per diverse necessita', fra le quali l'igiene personale, la vestizione, il pasto, la compagnia, la vigilanza e la tutela, prevenzione piaghe o il supporto per la cura di determinate patologie.



SERVIZI SOCIO ASSISTENZIALI

Assistenza domiciliare diurna e notturna
Servizi di accompagnamento a persone anziane
Interventi domiciliari per l'igiene personale
Aiuto al bagno
Assistenza al pasto: preparazione e somministrazione
Assistenza alla mobilitazione: aiuto nell'alzata e messa a letto delle persone
E una gamma completa di servizi professionali di assistenza


ASSISTENZA IN OSPEDALE

Veglie, assistenza e aiuto sia notturno che diurno
Aiuto ai pasti


ASSISTENZA SANITARIA

Assistenza infermieristica e servizi fisioterapici al domicilio e presso il nostro ambulatorio.
Servizi Fisioterapici



CONSULENZA PSICOLOGICA

Sostegno psicologico alle persone anziane o disabili e ai loro famigliari
Supporto psicoterapeutico finalizzato alla cura di differenti psicopatologie
(ansia, depressione, disturbi della condotta alimentare, dipendenze)

L'assistenza, i servizi e le prestazioni erogate sono personalizzati sulle reali esigenze del paziente e della sua famiglia, anche per poche ore, occasionalmente o per un'emergenza, e' pero' possibile programmare con il centro Progetto Famiglia interventi assistenziali per un periodo determinato fino al raggiungimento di obiettivi prefissati.
Il servizio di assistenza a domicilio puo' anche essere continuativo o per lunghi periodi secondo le necessita' dell'assistito e della famiglia.



OPERIAMO ANCHE NEI COMUNI DI:

Sestri Levante
Chiavari
Lavagna
Rapallo
Portofino
Santa Margherita L.
Cogorno


 

Emilia Romagna:
- Fidenza
- Fiorenzuola
- Parma

Lombardia:
- Sant'Angelo Lod. (LO)
- Milano
- Vobarno (BS)

Piemonte:
- Torino
- Vercelli
- Tortona (AL)

Liguria:
- Chiavari (GE)
- Rapallo (GE)
- Sestri Levante (GE)


Lazio:
- Roma
- Rieti

Prossima Apertura
- Milano2
- Sondrio
- Latina
- Firenze
- Bologna
- Imola
 
     
 
 

Condividi!