mercoledì 10 luglio 2013

Relazione tra divorzi

Punti di vista: il fallimento del matrimonio coincide con quello dei genitori?


Il fallimento del matrimonio è anche il fallimento dei genitori?Fonte:Tiscali.it

Domenico Frasca, Avvocato


Quante volte parlando di crisi familiari con amici e conoscenti abbiamo sentito la frase… "Non sono stato un buon marito ma sicuramente sono stato un ottimo papà… ". Quante volte questi papà o queste mamme, li abbiamo sentiti auto assolversi sostenendo prima con gli altri che con se stessi che l’essere stati vicino ai figli, sia pur disgiuntamente dall’altro genitore, aver provveduto a quanto loro è occorso, sia sotto un profilo umano che materiale, abbia significato essere un buon genitore.


Invero, non è necessario raggiungere la soglia del divorzio per creare gravi danni emotivi ai minori, anzi, sempre più spesso è proprio nell’ambito delle famiglie unite, solo formalmente, ma separate di fatto che i figli subiscono veri e propri scompensi a causa delle continue malcelate lacerazioni della coppia. Ci dicono che non si sono separati per “amore” dei figli. Scelta che nasconde evidentemente tutte le bugie, le comodità sia dell’uno che dell’altra. La famiglia da questi coniugi viene vissuta come una sorte di azienda con costi e ricavi e suddivisione di ruoli e responsabilità e, soprattutto, convenienze, a cui sarebbe impensabile rinunciare, altro che figli! Al contrario, se la scelta fosse fatta veramente come atto d’amore per i figli, sarebbe orientata a ritrovarsi giorno dopo giorno, per costruire una nuova unità indotta da una luce più profonda, una continuità fondata soprattutto sull’esempio ed il rispetto reciproco oltre che sull’amore.


La percezione è che a qualsiasi età i bambini vivono la separazione tra i genitori come una perdita, indipendentemente dal fatto che sia omologata da un Giudice o semplicemente di fatto. L’immagine del papà che pur tornando tutte le sere nella dimora familiare non profonde affetto, non dimostra una progettualità con la mamma, ma vive come un estraneo in casa, diviso tra impegni di lavoro e legami sentimentali extraconiugali, provoca nei figli grandi dilemmi di lealtà e gravi ambiguità che si annidano e sviluppano nell’inconscio creando disvalori ed insicurezze. Nelle separazioni di fatto, cioè quelle che non vengono ufficialmente allo scoperto, i figli sono depressi, si chiudono nei loro silenzi, falliscono facilmente gli obiettivi scolastici, dimostrando la loro insofferenza nei confronti della vita ma in modo represso, anche se il nucleo davanti agli occhi di tutti è unito e ancora spendibile nella società.


Nei divorzi o nelle separazioni legali, le cose peggiorano. Le difese psicologiche dei minori possono alzare la soglia, ricorrendo alle droghe o all’alcool, poiché il problema diviene pubblico, la famiglia è dilaniata e sulla bocca di tutti e i minori, agiscono di conseguenza. I figli non capiscono le ragioni sentimentali dei genitori figuriamoci le carte giudiziali, avvertono la rottura familiare sentendosi come pacchi postali, gestiti talvolta da un genitore, altre dai nonni, dalle tate e così via…


Ma se divorzio deve essere, l’interesse del minore deve tutelarsi attraverso il contesto normativo indicato dal cosiddetto “principio della bigenitorialità”, ovvero, quel diritto soggettivo del minore inserito nell’affidamento condiviso. Questo istituto comporta che ciascun genitore sia tenuto a operare direttamente per la cura del proprio figlio, coordinandosi con l’altro secondo un progetto comune, spettando l’esercizio della potestà ad entrambi, conferendo tra i minori e i genitori un rapporto di continuità, il più equilibrato possibile. Solo l’insorgere di controversie in ordine all’esercizio della potestà o alle modalità dell’affidamento, può essere rimesso al Giudice che convoca le parti adottando i provvedimenti più opportuni.


Oggi, il codice civile consente di essere coniugi a tempo determinato, ma occorre non perdere mai di vista che genitori, lo si è per sempre e lo si deve essere uniti.

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