I giochi antichi: l'estate è il periodo giusto per riviverli insieme ai bambini
I piccoli nativi digitali sanno tutto su computer e tablet ma non hanno mai giocato a nascondino e mosca cieca
Li vediamo ogni giorno: tablet,
console, smartphone in mano a giocare, scaricare, messaggiare e
divertirsi. Ma quanto è reale questo divertimento? I bambini possono avere un metro di giudizio quando, confrontando diversi tipi di gioco, riescono a stabilire qual è davvero il più divertente (per loro). Ma se il raggio d’azione del loro divertimento
abbraccia solo la tecnologia, come fanno i bambini a sapere se può
esistere qualcosa che li divertirebbe di più dandogli anche la
possibilità di socializzare?
Basta andare un po’ indietro con la memoria e pensare
ai pomeriggi di quei bambini che oggi sono genitori; come sarebbero
stati senza mosca cieca, il gioco dei quattro cantoni, la palla
prigioniera, la campana, della palla a battimuro, ecc.?
Senza questi giochi ci sarebbero state giornate tristi e noiose, bambini senza fantasia e più goffi, meno agili, più statici, senza capacità creative (il gioco del telefono fatto con i bicchieri di plastica ne è un esempio) e senza nozioni di regole, rispetto degli altri, confronto, gioco di squadra. Sono tanti gli studiosi che hanno individuato nel gioco e nelle attività ludiche, dei momenti insostituibili per la crescita sana e armonica del bambino.
All’inizio del 900, Cross, sostenne che il gioco non è altro che una sorta di esercizio utilizzato per sviluppare delle attività motorie e mentali dell’individuo; inoltre giocare consente al bambino di comprendere la realtà interna e quella a lui esterna (mondo dal quale è ancora escluso) e questo gli permette un buon adattamento in quanto acquisisce con costanza nuove competenze.
Approfittando dell’estate, delle belle giornate, dell’assenza di impegni scolastici ed extrascolastici, i bambini possono riavvicinarsi a quei giochi antichi che consentivano di sviluppare socialità, fantasia e creatività.
Eccone alcuni.
Mondo, Quadrato o Campana- Tracciare sulla terra battuta un quadrato diviso in sei parti uguali in cui si lancia un sasso piatto. Lo si deve raggiungere saltando su una gamba sola ed evitando di toccare la riga tracciata.
Al telefono - Si prende un rocchetto di filo e due barattoli da forare. Poi si fa passare il filo in uno dei due fori e lo si annoda a una estremità. Un giocatore si posiziona in un punto con latta e filo legato, l'altro si sposta fin dove giunge la voce e si comincia a parlare.
La Cavallina - Un gioco di squadra: gli appartenenti alla prima si mettono in fila con la schiena piegata, gli altri devono saltarvi sopra finché non sono stanchi. Chi sta sotto, e resiste, vince la mano e cambia ruolo; se il peso è troppo, rimane a schiena piegata a prendere una nuova serie di colpi.
Ferro di cavallo - Si pianta per terra un chiodo robusto e ci si allontana di qualche passo. Poi si lancia un ferro di cavallo cercando di avvicinarsi il più possibile al punto prefissato.
La povera cieca - Ci si mette in cerchio prendendosi per mano; al centro c'è una bambina con gli occhi bendati. Si canta una filastrocca che dice: "La povera cieca caduta nel fosso, morire non posso. Tiratemi su!" A questo punto qualcuno stringe la mano alla "cieca" che deve indovinare di chi si tratta.
Senza questi giochi ci sarebbero state giornate tristi e noiose, bambini senza fantasia e più goffi, meno agili, più statici, senza capacità creative (il gioco del telefono fatto con i bicchieri di plastica ne è un esempio) e senza nozioni di regole, rispetto degli altri, confronto, gioco di squadra. Sono tanti gli studiosi che hanno individuato nel gioco e nelle attività ludiche, dei momenti insostituibili per la crescita sana e armonica del bambino.
All’inizio del 900, Cross, sostenne che il gioco non è altro che una sorta di esercizio utilizzato per sviluppare delle attività motorie e mentali dell’individuo; inoltre giocare consente al bambino di comprendere la realtà interna e quella a lui esterna (mondo dal quale è ancora escluso) e questo gli permette un buon adattamento in quanto acquisisce con costanza nuove competenze.
Approfittando dell’estate, delle belle giornate, dell’assenza di impegni scolastici ed extrascolastici, i bambini possono riavvicinarsi a quei giochi antichi che consentivano di sviluppare socialità, fantasia e creatività.
Eccone alcuni.
Mondo, Quadrato o Campana- Tracciare sulla terra battuta un quadrato diviso in sei parti uguali in cui si lancia un sasso piatto. Lo si deve raggiungere saltando su una gamba sola ed evitando di toccare la riga tracciata.
Al telefono - Si prende un rocchetto di filo e due barattoli da forare. Poi si fa passare il filo in uno dei due fori e lo si annoda a una estremità. Un giocatore si posiziona in un punto con latta e filo legato, l'altro si sposta fin dove giunge la voce e si comincia a parlare.
La Cavallina - Un gioco di squadra: gli appartenenti alla prima si mettono in fila con la schiena piegata, gli altri devono saltarvi sopra finché non sono stanchi. Chi sta sotto, e resiste, vince la mano e cambia ruolo; se il peso è troppo, rimane a schiena piegata a prendere una nuova serie di colpi.
Ferro di cavallo - Si pianta per terra un chiodo robusto e ci si allontana di qualche passo. Poi si lancia un ferro di cavallo cercando di avvicinarsi il più possibile al punto prefissato.
La povera cieca - Ci si mette in cerchio prendendosi per mano; al centro c'è una bambina con gli occhi bendati. Si canta una filastrocca che dice: "La povera cieca caduta nel fosso, morire non posso. Tiratemi su!" A questo punto qualcuno stringe la mano alla "cieca" che deve indovinare di chi si tratta.
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